Nella carriera di qualsiasi serial killer nessun omicidio è critico quanto il primo. Senza di esso, l'assassino seriale non esisterebbe.

Potrebbe già avere dei precedenti penali per reati minori o gravi, oppure no ma, fino a questo momento, non ha ancora ucciso nessuno - anche se può averci già pensato.

E' come un salto nel vuoto.
Si arriva sul bordo del dirupo e poi...

Poi qualcosa "scatta" nella sua mente e lo spinge ad attraversare quella orribile linea di confine tra fantasia e mondo reale.

Ad un certo punto della sua adolescenza o dell'età adulta, il futuro assassino seriale inizia portando queste fantasie ad un "giro di prova".

Abbiamo visto come si supponga che la mente di un serial killer, attraverso una combinazione di fattori, possa essere spinta verso un modello di fantasie spesso violente e pensieri ossessivi che ha difficoltà a separare dalla realtà.

Una volta che inizia a tentare di coinvolgere altri nella sua fantasia, Ã¨ solo una questione di tempo prima che il primo omicidio abbia luogo - un importante pietra miliare nella storia di qualsiasi serial killer.

Le fantasie, la predisposizione, l'isolamento sono tutti al loro posto in attesa che l'assassino seriale agisca.

Quello che ancora manca all'appello è il "fattore scatenante" o trigger, che lo catapulta fuori dal suo mondo di fantasia in quello della realtà omicida, e il "facilitatore" che lubrifica il processo.

Il trigger, di solito collegato a una sequenza o combinazione di pressioni della vita quotidiana che le forze dell'ordine chiamano "stressatori" o "fattore di stress", ad un certo punto guida il serial killer, ancora in fase embrionale, alla "rottura" e all'azione sulla sua fantasia. Il facilitatore è spesso la combinazione di qualche tipo di stimolante - che aumenta i fattori di stress, come la pornografia o la cocaina - e un sedativo come l'alcol - che abbassa le inibizioni.

Spesso tali eventi si verificano poco prima del primo omicidio, ma i fattori di stress possono scatenare e condizionare anche i successivi cicli di uccisioni. Altre volte non è così immediato e, il fattore scatenante, potrebbe essere un evento - o un fattore di stress - oscuro ma significativo e comprensibile solo al killer.

Lo studio dell'FBI ha indicato che nel 59% degli omicidi seriali e sessuali presi in esame, il fattore di stress riportato è un conflitto con una donna. A causa della componente spesso sessuale degli omicidi seriali, questo non dovrebbe essere una sorpresa.

Un conflitto familiare viene segnalato come un importante fattore di stress nel 53% degli omicidi. Altri fattori di stress riportati durante gli omicidi sono finanziari ( 48%),  problemi occupazionali ( 39%), problemi coniugali ( 21%), problemi legali ( 28%), conflitto con un uomo ( 11%),  lesioni fisiche ( 11%), la morte di una persona significativa ( 8%) e la nascita di un figlio ( 8%).

L'indagine FBI indica inoltre che solo il 20% dei soggetti sono lavoratori sempre impiegati e che il 47% non ha un diploma di scuola superiore. Dei killer presi in esame e che ha servito nelle forze armate, il 58% ha ricevuto un congedo indesiderate, disonorevoli, o medico, mentre il 29% ha almeno un reato sulla fedina penale ottenuto durante il servizio.

Per la natura stessa della sua infanzia, il serial killer ha più probabilità di condurre una vita piena di eventi stressanti. Come bambini e adolescenti non ha autostima, è isolato e disadattato, e quindi è poco preparato ad affrontare la vita da adulto. La natura stessa della sua personalità e capacità di affrontare i problemi, contribuisce a istigare sia avvenimenti stressanti che l'instabilità nella sua vita.

A volte, almeno inizialmente, l'omicidio non è nemmeno una componente della fantasia. 
Durante l'atto che manifesta la fantasia nel mondo reale, il serial killer può uccidere accidentalmente la sua vittima, e da quel punto in poi l'omicidio diventa parte attiva della futura fantasia. A volte invece l'uccisione è strumentale, per preservare la fantasia, quando il comportamento della vittima minaccia di interferire con il "normale" svolgimento della fantasia.

Di sicuro il primo omicidio è il più difficile da commettere - lo dicono tutti i serial killer.

Anche se ha vissuto quel momento nella sua mente per molto tempo, giorno dopo giorno, deve in qualche modo affrontare una sfida a cui forse non è pronto. E' un salto che determina chi vive e chi muore in questa realtà.

Il primo omicidio fornisce la "dipendenza" all'atto omicida per soddisfare la fantasia al serial killer che, dopo un "Periodo di Riflessione", tornerà a colpire. Ma questa volta tutto sarà più facile.

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2 Responses so far.

  1. cily says:

    Grazie, davvero un bell'articolo!
    Diciamo che dà molto da pensare.
    Specialmente la constatazione che a volte l'omicidio non è nemmeno una parte della fantasia del killer.
    Davvero molto affascinante.

  2. Ciao Cily! Lieto che ti piaccia l'articolo.

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