Il concetto di vampirismo esiste da millenni. Culture come quella mesopotamica, ebraica, greca e romana concepirono demoni e spiriti che possono essere considerati precursori dei moderni vampiri. Una caratteristica chiave però è quella di nutrirsi in qualsiasi maniera dei propri simili. Ad ogni modo, nonostante la presenza di creature simili ai vampiri in queste antiche civiltà, il folklore sui vampiri così come lo conosciamo oggi si è originato esclusivamente nell'Europa dell'est quando i miti della tradizione orale di numerosi gruppi etnici vennero messi per iscritto e pubblicati.

La credenza in tali leggende divenne così persuasiva da causare isteria di massa e pubbliche esecuzioni di persone credute vampiri.

Nonostante sia difficile dare un'unica, definitiva descrizione del vampiro folkloristico, vi sono tuttavia alcuni elementi che sono comuni a molte delle leggende europee. I vampiri erano generalmente descritti come gonfi, con una carnagione scura, o sanguigna ( caratteristiche spesso attribuite alla nutrizione a base di sangue). Il vampiro, nella sua tomba, tende a perdere sangue dalla bocca e dal naso, mentre il suo occhio sinistro rimane spesso aperto. I suoi denti, capelli e unghie continuano a crescere dopo la morte.

Nella maggior parte dei casi, i vampiri sono creature malvagie redivivevittime suicide o streghe, ma possono anche essere cadaveri posseduti da spiriti malevoli umani trasformati dopo essere stati morsi da altri vampiri.

Per il personaggio di Dracula, nessuna regione d'Europa può meglio adattarsi che la Transilvania. Una terra che fino alle pulizie etniche del XX secolo fu un crogiuolo inestricabile di nazioni, popoli, religioni e credenze provenienti da tutti gli angoli del continente europeo e asiatico, l´estremo confine della "civiltà occidentale" (è li che si collocano le più orientali tra le città in stile mitteleuropeo, con i tipici edifici romanici, gotici e barocchi), con i suoi alti monti della catena dei Carpazi, abitata già da nobili nazioni guerriere come i Daci, i Goti, gli Unni, gli Ungari. Lo sfondo adatto per le storie del romanzo gotico.

"L'impressione che ebbi fu che stavamo lasciando l'Occidente e entrando in Oriente."
[Dracula - Capitolo 1] 

Come "C'era una volta ..." questa frase serve come un invito a lasciare il familiare, confortevole mondo della vita quotidiana e accompagnare il narratore in un'avventura. L'avvertimento che viaggeremo in un luogo immaginario in cui quasi tutto può accadere è formulato nel suo commento:

"Non sono riuscito a scovare su nessuna mappa o testo l'esatta localizzazione di Castel Dracula…" 
[Dracula - Capitolo 1] 


L'"Oriente" Ã¨ una fonte di terrore in Dracula. Il conte, che viene dall'Oriente (Transilvania), invade la costa orientale dell'Inghilterra (Whitby) e stabilisce una roccaforte a Carfax (vicino a Londra, sul lato est). La possibilità che l'Oriente sia un'allegoria per il famigerato East End di Londra, che, per la maggior parte degli amici e conoscenti dell'autore, era "distante, estraneo e minaccioso come l'Europa dell'Est", è rafforzata dalla digressione di Harker in cui molte delle persone che vede nei Carpazi sono "proprio come i contadini a casa".

Contrariamente a quanto si crede, Bram Stoker non mai messo piede in Transilvania. Le sue interessanti descrizioni della "Terra al di là della foresta" sono state prese dai libri che vengono citati nelle sue Note.

Durante le sue ricerche sul folclore vampirico dell'Europa dell'est, Stoker rimase affascinato dal nome "Dracula", dopo aver letto il libro "Account of the Principalities of Wallachia and Moldavia: With various Political Observations Relating to Them. - Scholar's Choice Edition" di William Wilkinson  (Londra 1820), che trovò e consultò molte volte nella biblioteca di Whitby nel 1890.

Vlad III di Valacchia
Vlad l'impalatore
Il nome Dracula è il patronimico (Draculea) dei discendenti di Vlad II di Valacchia, che prese il nome di "Dracul" dopo essere stato investito all'Ordine del Drago nel 1431. Nella lingua rumena, la parola Dracul può significare sia "il drago" che "il diavolo"  soprattutto al giorno d'oggi.

La figura storica del principe Vlad III (2 novembre 1431-dicembre 1476), che governa la regione immediatamente a sud della Transilvania, la Valacchia , terra di confine tra le terre della Corona di Santo Stefano e l´Impero ottomano, figlio di Vlad II e, investito dell'Ordine del Dragone da Sigismondo di Lussemburgo, re d´Ungheria e imperatore, assume l'appellativo Draculea - figlio del Dragone o "figlio del diavolo" - diventa la fonte d'ispirazione di Stoker per il suo personaggio.

La figura di Vlad III, vissuto in un'epoca e in condizioni non certo facili, ha ereditato un'aura storica tutt'altro che lusinghiera, essendo divenuto famoso come il despota sanguinario Vlad Å¢epeÅŸ Hagyak, ovvero Vlad l'impalatore. Oltre a favorire come forma di tortura l'impalamento, appreso mentre era in prigione presso i Turchi, furono soprattutto i Transilvani, ed in particolare i Sassoni, a ritrarre e diffondere un'immagine di Vlad III particolarmente macabra, a causa dei suoi ripetuti attacchi alle ricche città della Transilvania e la sua instabilità nel rispettare le alleanze con il re d´Ungheria.

Stoker stravolge l´origine etnica del Dracula valacco - esistito come Vlad Å¢epeÅŸ Hagyak - e ne fa un esponente di un mondo dominato da popolazioni, celtiche, turche, unne, ugro-finniche, iraniche, germaniche e slave, che nei secoli hanno impaurito i popoli dell´Europa mediterranea.

Così, quando all'inizio del romanzo, Dracula traccia la sua genealogia, in essa compaiono Attila, i vichinghi, i Székely e - naturalmente - Vlad Å¢epeÅŸ Hagyak.

Sul substrato storico e ambientale transilvano si innestano quindi bene i molti elementi folclorici usati da Stoker, antichi e terribili, alimentati dalla superstizione e spesso dall'ignoranza.

Il ritrovamento di alcuni articoli di giornale tra i documenti di Stoker, fa presumere però che in realtà lo scrittore non sia stato ispirato dalle vicende del principe Vlad III, bensì da un fatto accaduto, e documentato, nel New England alcuni anni prima della pubblicazione del romanzo.

Nel 1892 la morte della diciannovenne Mercy L. Brown, sconvolse la famiglia e la cittadina di Exeter.

La ragazza morì per una malattia molto particolare che colpì e portò al decesso già della madre Mary e della sorella Mary Olive qualche anno prima. La malattia causava in particolare sintomi quale pallore e mancanza di appetito - oggi questa malattia è nota come tubercolosi - ma allora si parlò di vampirismo. Quando subito dopo anche il fratello di Mercy venne colpito dalla stessa malattia il paese iniziò a credere che uno dei membri della famiglia si fosse trasformato in vampiro dopo il decesso.

Tale sospetto portò alla riesumazione dei tre corpi delle donne.

A differenza degli altri due corpi, che erano ormai decomposti, il cadavere di Mercy venne trovato intatto, con lo stomaco gonfio, con sangue alla bocca e unghie e capelli cresciuti. Inoltre, al momento dell'apertura della bara, emise un suono gutturale.

Il padre di Mercy vedendo ciò, le mise un paletto di legno nel petto, bruciò il corpo e fece bere le ceneri al figlio che morì comunque qualche mese dopo. I fatti vennero riportati dai giornali dell'epoca.

Oggi tutto questo è ampiamente spiegato col processo di decomposizione, durante il quale la pelle seccandosi si restringe, facendo apparire le unghie più lunghe. La decomposizione degli organi interni crea gas nella cassa toracica che si gonfia facendo risalire i liquidi attraverso l'esofago. L'apertura della bara non fa poi che creare una differenza di pressione che fa fuoriuscire i gas presenti all'interno del corpo attraverso la bocca creando un suono gutturale.

Considerando che la vicenda risale a 5 anni prima della scrittura del romanzo, si può ragionevolmente pensare che questi più che la vita del principe Vlad III, abbiano influenzato lo scrittore - basta pensare al personaggio di Lucy Westenra ed alla sua "anemia" causata dal perfido Conte.

E' evidente a questo punto che Bram Stoker raccolga elementi sia dal folclore che dalla cronaca, sviluppi e "potenzi le paure " che dilagavano nella società dell'epoca per creare il mostro perfetto che terrorizzi i lettori al solo pensiero.

Il termine Diavolo può essere collegato agli omicidi di Whitechapel grazie ad un'altro fatto di cronaca.

La notte del 9 novembre 1888, Jack lo Squartatore entra nella casa della sua vittima e compie lo scempio più sanguinoso di tutto l'Autunno del Terrore. La donna viene sventrata, mutilata, sezionata. Lo Squartatore poi scompare lasciando la stanza chiusa dall'interno.

John McCarthy, padrone di casa di Mary Kelly a Miller's Court affermò in un'intervista alla stampa: 


"...istruzioni per sfondare la porta furono date. Immediatamente la forzai con un piccone e entrammo. Ciò che vedemmo sembrava il lavoro di un diavolo."

Jack lo Squartatore non venne mai catturato per i suoi crimini e la sua identità è ancora sconosciuta. La sua abilità nell'avvicinare le potenziali vittime che sono a conoscenza del pericoli della strada e del serial killer, a compiere gli orrendi crimini nel minor tempo possibile e a eludere e sfuggire alla polizia, denotano una "diabolica astuzia" che gli conferisce la straordinaria capacità di scomparire "come attraverso una botola nel terreno" o una botola teatrale.

Arthur Conan Doyle ipotizzò che il colpevole di questi orrendi omicidi si travestisse da levatrice per non essere fermato o che potesse essere una donna. Il Daily Whig (8 ottobre 1888) osservò che "la sua identità è tanto nascosta, come se possedesse il Cappello dell'invisibilità di Perseo".

Questo potrebbe aver ispirato Stoker a dotare il suo mostro con poteri soprannaturali che non trovano riscontri nel folclore tradizionale o nei lavori precedenti alla sua opera. Ma tutto questo è materiale per il prossimo articolo.

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