Le donne serial killer sono rare rispetto alla loro controparte maschile.
Alcuni studi hanno dimostrato che le donne serial killer tendono ad uccidere soprattutto per guadagni economici e di solito vittime emotivamente vicine con cui hanno una relazione di tipo sessuale o sentimentale.
In criminologia per indicare questa categoria di serial killer si usa il termine "Vedova Nera", definizione che deriva dal ragno Latrodectus mactans che ha l'abitudine di uccidere la preda catturata nella ragnatela iniettando veleno e che conclude l'atto di accoppiamento uccidendo e divorando il maschio.
Con tale termine si indicano quasi esclusivamente serial killer donne, ma non mancano "vedovi neri" di sesso maschile - ad esempio Henri Landru meglio noto come Barbablù.
La tipica "Vedova nera" comincia a compiere i primi omicidi superati i 20-30 anni di età .
Molte si fingono "cuori solitari" in cerca dell'anima gemella, pubblicano su riviste, giornali o siti di incontri, annunci che attirino l'attenzione della nuova preda1. Sposano uomini ricchi e, dopo essersi appropriate delle loro proprietà , li uccidono. Di solito si risposano molte volte per poter tornare ad attuare tale crimine.
Agiscono soprattutto nell'ambiente famigliare. Le vittime non sono esclusivamente mariti o amanti ma possono includere soprattutto figli2 o parenti anziani, dopo aver stipulato delle polizze assicurative sulle loro vite.
Di solito commettono gli omicidi in luoghi familiari o conosciuti, come la propria casa, in una struttura sanitaria o in luoghi diversi all'interno della stessa città o Stato.
Il più utilizzato è l'avvelenamento - cosa che ricorda ancora il ragno che le denomina - soprattutto perché è possibile nasconderne facilmente la causa del decesso come morte naturale o improvvisa.
L'arsenico è il veleno maggiormente utilizzato, ma non mancano esempi di altri veleni ( stricnina o cloruro di potassio), anche poco comuni.
Altri metodi utilizzati per uccidere le proprie vittime possono essere soffocamento, accoltellamento e annegamento ma, raramente utilizzano armi da fuoco3.
Le "Vedove nere", di solito, non infieriscono sui cadaveri con manifestazioni di overkilling, mutilazioni, smembramenti, aggressione sessuale o torture. Molte tuttavia confessano di provare piacere nel vedere le vittime contorcersi dal dolore. Ad esempio Caroline Pryzgodda somministrò appositamente ai mariti piccole dosi di arsenico affinché potesse godere delle loro sofferenze vedendoli morire lentamente.
Raramente le "Vedove nere" attaccano altre donne. In tal caso l'assassina colpisce con la motivazione di eliminare una possibile rivale che possa rovinare i piani o allontanare la "preda maschile".
Fecero così Susi Olà h e Julia Fazekas, che crearono una vera e propria attività vendendo la "Polvere dell'Eredità di Zia Susi" (arsenico) a circa 30-50 donne (le Fabbricanti di angeli di Nagyrév). Susi Olà h e Julia Fazekas aiutarono a eliminare 50-300 persone, soprattutto mariti e figli indesiderati.
Rimane celebre la frase di Lydia Olah, sorella della sedicente maga e fattucchiera Susi, che per difendersi disse alla polizia:
"Non siamo assassine! Non abbiamo pugnalato i nostri mariti. Non li abbiamo nemmeno impiccati o annegati! Sono stati avvelenati e questa per loro è stata una morte piacevole!"
Questo caso è particolare perchè si discosta totalmente dal profilo classico di "Vedova Nera".
Aileen ha ucciso all'aperto invece che in casa, ha usato una pistola al posto del veleno, ha ucciso degli sconosciuti anzichè amici o familiari, e le sue azioni sono riconducibili a gratificazione personale.
Venne valutata utilizzando la Psychopathy Checklist, totalizzando 32/40 punti4.
Anche se i moventi per le donne serial killer possono includere la ricerca di attenzione, la dipendenza, o il risultato di fattori comportamentali psicopatologici, comunemente vengono classificate come assassine alla ricerca di un guadagno materiale, emotivamente vicine alle loro vittime e che necessitano di avere una relazione con la preda - l'immagine tradizionale della "vedova nera".
Altri studi indicano che, dal 1975, gli sconosciuti sono marginalmente il tipo di vittima preferita dalle assassine seriali, o che solo il 26% delle donne serial killer uccidono per guadagno materiale esclusivamente.
In altri casi, le donne sono state coinvolte come complice di un serial killer di sesso maschile in una squadra omicida seriale.
Hickey afferma anche che sebbene la percezione popolare veda la "Vedova Nera" come qualcosa del passato vittoriano, circa il 75% dei casi si sono verificati a partire dal 1950.
Da notare è il fatto che quasi tutti i casi del passato sono stati dimenticati o cancellati dalla storia. Forse perché, soprattutto nei secoli passati, la donna veniva sempre considerata innocua o assassina insospettabile.
La donna serial killer più prolifica di tutta la storia è presumibilmente Elizabeth Báthory.
Dopo la morte del marito, lei e quattro collaboratori sono stati accusati di aver torturato e ucciso centinaia di ragazze e giovani donne. Un testimone attribuì loro più di 600 vittime, anche se il numero per cui vennero condannati fu 80.
Elizabeth non venne né accusata né condannata, tuttavia, nel 1610, venne imprigionata nel castello di Csejte, dove rimase murata in una serie di sale fino alla sua morte quattro anni più tardi.
Suggerisce infatti che, a volte il furto delle proprietà delle vittime da parte della "vedova nera", anche se sembra essere fatto per un guadagno materiale, sia in realtà simile alla raccolta di souvenir della vittima - come fanno i serial killer uomini - in modo da esercitare un controllo continuo su di essi e rivivere l'esperienza.
"The Last Frontier: Myths & The Female Psychopathic Killer", un articolo del 2010 di Frank S. Perri e Terrance G. Lichtenwald su The Forensic Examiner (19, p 50-67), si affrontano alcune delle idee sbagliate in materia di criminalità femminile, analizzando la ricerca attuale per quanto riguarda la psicopatia femminile e che comprende studi di casi di assassine psicopatici caratterizzate da sindrome di Munchausen per procura, omicidi da taglio cesareo, squadre omicide femminili, e serial killer femminili.
Alcune fonti5 affermano che ogni assassino ha la sua propensioni, le sue esigenze e i suoi "trigger" e, una revisione della letteratura pubblicata sugli omicidi seriali femminili, ha dichiarato che "i moventi sessuali o sadici sono da ritenersi estremamente rari nelle donne assassine seriali" e che "tratti psicopatici e storie di abuso infantile sono state costantemente riportati in queste donne".
Nello studio "Female serial killers in the United States: means, motives, and makings"6 del 2015 e pubblicato su The Journal of Forensic Psychiatry & Psychology (26 n°3, p. 383–406) si afferma che il movente più comune per le donne serial killer è a fine di lucro e che quasi il 40% di loro ha sperimentato qualche tipo di malattia mentale.
1 - Questo metodo venne utilizzato maggiormente da.Belle Gunness, Ada Wittenmye, Kanae Kijima e Nannie Doss.
2 - Furono figlicide: Tillie Klimek, Daisy de Melker e Vera Renczi.
3 - Jane Taylor Quinn utilizzò un revolver per eliminare i 3 mariti .
4 - la lista di controllo psicopatia è un test che valuta, sulla base di 20 quesiti, gli individui e i loro comportamenti antisociali e interpersonali. Ogni risposta è contrassegnata da un valore che varia da 0 a 2 per un punteggio massimo di 40. A seconda della posizione e prospettiva di ricerca, i punteggi superiori a 25 o 30 sono coerenti con una diagnosi di psicopatia.
5 - Wilson, W.; Hilton, T. (1998). "Modus operandi of female serial killers". Psychological Reports (Ammons Scientific) 82 (2): 495–498.
Frei, A.; Völlm, B.; Graf, M.; Dittmann, V. (2006). "Female serial killing: Review and case report". Criminal Behavior and Mental Health (Wiley InterScience) 16 (33): 167–176.
6 - Harrison, Marissa A.; Murphy, Erin A.; Ho, Lavina Y.; Bowers, Thomas G.; Flaherty, Claire V. "Female serial killers in the United States: means, motives, and makings". The Journal of Forensic Psychiatry & Psychology 26 (3): 383–406.
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