Le sue teorie si basano sul concetto del criminale per nascita, secondo cui l'origine del comportamento criminale è insita nelle caratteristiche anatomiche del criminale, persona fisicamente differente dall'uomo normale in quanto dotata di anomalie e atavismi, che ne determinano il comportamento socialmente deviante.
La teoria generale di Lombroso suggerisce che i criminali si distinguono dai non criminali grazie a delle anomalie fisiche. I criminali, secondo Lombroso, rappresentano un ritorno ad un modello di uomo primitivo o subumano - caratterizzato da tratti somatici che ricordano scimmie, primati inferiori e in parte conservati nell'uomo primitivo - che danno forma e vita a quelli che definisce "selvaggi" moderni.
L'inclinazione al crimine per Lombroso era una patologia ereditaria e l'unico approccio utile nei confronti del criminale era quello clinico-terapeutico. Solo nell'ultima parte della sua vita Lombroso prese in considerazione anche i fattori ambientali, educativi e sociali come concorrenti a quelli fisici nella determinazione del comportamento criminale.
Lombroso ha anche sostenuto che i criminali avessero meno sensibilità al dolore e al tatto, una mancanza di senso morale (compresa l'assenza di rimorso), più vanità, impulsività, senso di vendetta, e crudeltà. Altre manifestazioni, come ad esempio uno speciale gergo criminale e l'uso eccessivo dei tatuaggi, possono essere presenti e rendere l'aspetto criminale più visibile.
Oltre ai "criminali nati", Lombroso ha anche descritto i "criminaloidi", o criminali occasionali, criminali passionli, imbecilli morali, e epilettici criminali. Ha riconosciuto il ruolo di fattori organici in molti delinquenti abituali con riferimento al delicato equilibrio tra i fattori di predisposizione (organica, genetica) e fattori quali il proprio ambiente, l'opportunità, o la povertà.
Secondo Lombroso, l'istruzione diminuiva i reati di sangue ma accresceva quelli di truffa e sessuali. La religione era aliena da qualunque influenza sul gesto criminale mentre lo avevano alcune malattie provocate dalla povertà quali la pellagra, l'alcolismo, la scrofola e lo scorbuto .
I metodi di ricerca di Lombroso furono clinici e descrittivi, con dettagli precisi sulle dimensioni del cranio e le altre misurazioni, ma non si è impegnò in rigorosi confronti statistici tra criminali e non criminali. Anche se negli ultimi anni della sua vita, diede un lieve riconoscimento a fattori psicologici e sociologici nell'eziologia del crimine, rimase convinto, e identificato con, l'antropometria criminale.
Le sue nozioni di differenziazione fisica tra criminali e non criminali vennero gravemente attaccate e smentite da Charles Goring, criminologo e autore di "The English convict; a statistical study", che dopo elaborate comparazioni trovò differenze statistiche insignificanti.
Le conclusioni di Lombroso, sebbene da un'attenta osservazione dei dati rilevati possano sembrare affrettate, vanno tenute comunque in considerazione, se non altro per il fatto che diedero inizio all'analisi di queste tematiche (ponendo l'accento anche sull'aspetto più biologicamente sessuale) in un periodo in cui questo tipo di problemi incominciava appena ad essere considerata scientificamente dal punto di vista medico ed anatomo-fisiologico.
Sebbene a Lombroso vada riconosciuto il merito di aver tentato un primo approccio sistematico allo studio della criminalità, tanto che ad alcune sue ricerche ispirarono Sigmund Freud e Carl Gustav Jung per alcune teorie della psicoanalisi applicata alla società, molte delle sue teorie sono oggi destituite di ogni fondamento. La scienza moderna ha infatti dimostrato che sia l'ambiente sia i geni influiscono sull'aspetto fisico, ma che quest'ultimo non influisce sul comportamento, determinato invece primariamente dalle esperienze cognitive dell'individuo.
La dottrina lombrosiana è attualmente considerata pseudoscientifica.
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