Nell'articolo precedente abbiamo visto come il concetto di entomologia forense non sia così recente come ci si può aspettare. Mesopotamici, Egizi, Cinesi ed Ebrei avevano già notato il legame tra insetti e corpi in decomposizione.

Per quanto riguarda gli occidentali moderni dobbiamo però aspettare il 1849 per assistere alla nascita della moderna entomologia forense, con la pubblicazione de La Faune des cadavres. Application de l’Entomologie a la Medicine Legale di Jean Pierre Mégnin.

Dopo Mégnin, molti altri autori hanno tentato di descrivere il fenomeno schematizzandolo e ordinandolo in fasi successive.

Per l’Italia dobbiamo aspettare la seconda metà degli anni venti con i contributi di Alessandrini (1927), di Bianchini (1929) e in particolare di Porta (1929), i quali partendo dai concetti generali di Mégnin forniscono contributi inediti allo studio della fauna cadaverica.

Negli anni cinquanta e sessanta vengono pubblicati molti dei più importanti lavori riguardanti lo studio degli insetti di interesse forense. Essi sono stati spesso realizzati mediante l’impiego di animali morti esposti in ambienti diversi, in situazioni diverse.

Le ricerche sperimentali sono proseguite anche in anni più recenti, con l’obiettivo rivolto allo studio di specie particolari o di specifici aspetti del problema forense (ambienti terrestri, acquatici o chiusi; corpi bruciati, inumati, impiccati, ecc.).

Poiché, dal punto di vista dell’entomologo forense, l’aspetto più significativo del fenomeno è l’insieme di specie che caratterizzano ogni fase, si attribuisce particolare importanza alle ondate di insetti, nei diversi stadi, che si susseguono sul corpo del cadavere.

 La suddivisione in ondate non è di interpretazione univoca; in letteratura, infatti, si ritrova un numero di ondate variabile a seconda dell’autore.

Secondo Bernard Greenberg lo schema della successione di Mégnin ha costituito in passato un aiuto ma anche un ostacolo al corretto svolgimento delle indagini, perché la stretta osservanza della tabella degli arrivi e delle partenze dei diversi insetti può facilmente portare fuori strada.

Infatti il numero e la durata degli stadi del decadimento possono variare a seconda del punto di vista dell’investigatore, dal tipo e dalla dimensione del cadavere o della carogna, dalla stagione meteorologica, dal microclima, dalla presenza o dall’assenza di irraggiamento solare diretto, dal tipo di substrato, dalla complessità e dell’abbondanza della fauna locale.

L’entomologia forense da principio era orientata all’analisi dei tempi di sviluppo caratteristici delle ondate e vedeva il fenomeno della decomposizione in senso piuttosto complessivo, con una particolare attenzione all’aspetto ecologico.

Più tardi si è poi cercato di approfondire la conoscenza delle componenti biologiche del processo.
Le conoscenze utilizzate dagli entomologi forensi sono state per un lungo periodo quelle prese in prestito dagli studi entomologici generalisti, i quali non si occupavano in modo particolare delle specie necrofore.

È emersa in seguito, quindi, la necessità di concentrare l’attenzione su tali specie, raccogliendo ed analizzando dati utili alle applicazioni forensi.

Ma di questo parleremo prossimamente.



FONTE:
Entomologia forense: origini ed evoluzione
by Gabriella Costantini ©
Scienze Forensi, Anno 1, N. 1 - marzo 2010 
http://www.onap-profiling.org/entomologia-forense-origini-ed-evoluzione/2/
http://www.onap-profiling.org/entomologia-forense-origini-ed-evoluzione/3/

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