"Voglio solo aggiungere che la lettera 'Jack the Ripper' conservata al Police Museum di Scotland Yard è la creazione di un intraprendente giornalista londinese".

Sir Robert Anderson
Queste sono le parole di Sir Robert Anderson, Assistente Commissario della Polizia Metropolitana e capo del Criminal Investigation Department al momento degli omicidi dello Squartatore, come riportate nelle sue memorie "The Lighter Side of My Official Life" pubblicate nel 1910.

Un altro poliziotto anziano dell'epoca, Sir Melville Macnaghten scrisse nella sua autobiografia, "Days of My Years" pubblicata nel 1914, che nella lettera inviata a Scotland Yard: poteva scorgere l'indice macchiato di un giornalista.

Nessuno dei due identifica il giornalista, ma le loro dichiarazioni sono state accettate come reali ed è oggi opinione comune ritenere la lettera e la successiva cartolina come falsi giornalistici.

Non è chiaro quando la polizia iniziò a sospettare che le lettere fossero opera di un giornalista. Ciò che è chiaro è che la polizia le ritenne autentiche e continuò a farlo fino agli anni 90 del XIX secolo.

La lettera "DearBoss" datata 25 settembre venne ricevuta dalla Central News Agency il 27 settembre che la considerò uno scherzo.

La Central News Agency venne creata da William Saunders nel 1879 nel tentativo di superare la difficoltà di ottenere notizie per i suoi molti giornali provinciali. I suoi giornalisti londinesi, a Fleet Street, furono i primi a utilizzare una macchina da scrivere.

La lettera venne quindi consegnata a Frederick Adolphus "Dolly" Williamson di Scotland Yard la mattina di sabato 29 settembre. L'omicidio di Elizabeth Stride e Catherine Eddowes la notte tra 29 e 30 settembre, portarono ovviamente ad una più accurata riconsiderazione della lettera.

Venne resa nota ai giornalisti il giorno successivo - Domenica 30 settembre - ed apparve in alcuni giornali, come l'edizione mattutina del Daily News il 1° ottobre.

La cartolina Saucy Jacky, consegnata il 1° ottobre, fa riferimento a particolari, anche se pubblicati sui giornali, ritenuti da alcuni noti solo all'assassino.

Entrambe le comunicazioni vennero riprodotte su volantini e distribuite nella speranza che qualcuno potesse identificare la calligrafia. E' evidente pertanto che le autorità ritennero la corrispondenza autentica.

La lettera Dear Boss divenne il "campione" con il quale tutte le altre lettere, che affermavano di provenire dalla mano dello Squartatore, furono messe a confronto e analizzate.

John George Littlechild
Un possibile nome per questo "intraprendente giornalista londinese" ci arriva solo con la scoperta di una lettera nel 1993. Stewart Evans e Paul Gainey, autori di The Lodger: Arrest and Escape of Jack the Ripper, acquistano presso un antiquario alcune lettere scritte a George R. Sims. Una di queste è di John George Littlechild, capo del Special Branch di Scotland Yard - una unità della polizia metropolitana di Londra con il compito di combattere la Fratellanza Repubblicana Irlandese.- al momento degli omicidi dello Squartatore.

La lettera datata settembre 1913 - 24 anni dopo i crimini di Whitechapel - è significativa in quanto Littlechild cita sia il nome di Francis Tumblety, un sospetto non molto conosciuto e che pensa possa essere Jack lo Squartatore, che un giornalista sospettato di aver scritto la lettera "Dear Boss".

Littlechild si riferisce a questo fantomatico giornalista come "Tom Bullen", ma probabilmente vuole indicare Thomas J. Bulling. che lavorava per la Central News Agency sotto la direzione di Charles Moore, anch'esso menzionato nella lettera.

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